Differenze tra le versioni di "Yoga secondo Patañjali"

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Versione delle 14:24, 29 nov 2016

Gli stadi in cui Patañjali suddivide il percorso yogico sono otto (Yoga Sūtra). I primi due, yama e niyama, rispettivamente le "astensioni" e le "osservanze", sono da intendersi come norme di carattere generale, indispensabili codici morali da adottare quotidianamente per chi voglia intraprendere il percorso (sādhana). Tali otto stadi sono:

  1. Yama: astinenze; astensioni; freni; proibizioni; regole di comportamento.
    1. Ahiṃsā: non violenza; pacifismo;
    2. Satya: sincerità; genuinità;
    3. Asteya: non rubare; temperanza;
    4. Brahmacarya: continenza; castità; letteralmente vuol significare "seguace del Brahman" con riferimento al primo degli stadi della vita di un hindu che segue il percorso canonico di realizzazione spirituale;
    5. Aparigraha: non avidità; moderazione; rinuncia;
  2. Niyama: osservanze; discipline.
    1. Śauca: pulizia; purezza;
    2. Saṅtoṣa: appagamento; contentezza; soddisfazione;
    3. Tapas: autodisciplina; fervore mistico; ardore; ascetismo; il significato etimologico del termine tapas è "calore", e in senso figurato sta a indicare l'austerità religiosa;[57]
    4. Svādhyāya: studio (delle scritture sacre, cioè la recitazione dei Veda;[50]); applicazione;
    5. Īśvara praṇidhāna: abbandono al Signore. Il Signore non è un Dio creatore né un Dio giudice o dispensatore di grazia, ma piuttosto un essere supremo, un modello cui lo yogin può ispirarsi;[58] sarà soltanto successivamente, con il diffondersi delle correnti devozionali, che la figura di Dio nello Yoga classico assumerà un ruolo più decisivo, all'insegna della devozione emotiva, la bhakti;
  3. Āsana: posizione fisica; postura. Patañjali menziona il termine in un solo sūtra, parlando genericamente di una qualsiasi posizione che risulti stabile e comoda;
  4. Prāṇāyāma: controllo della respirazione e del flusso vitale. Il termine è composto da prāṇa e āyāma, che sta per "allungamento", "espansione", mentre il primo è generalmene reso con "respiro vitale";
  5. Pratyāhāra: ritrazione dei sensi dagli oggetti; astrazione dal mondo; isolamento sensoriale. Si passa da uno stadio in cui le funzioni sensoriali sono dominate dai rispettivi oggetti dei sensi, a uno stadio in cui i sensi ne sono affrancati per permettere una conoscenza altra, quella che deriva dalla propria coscienza (citta);
  6. Dhāraṇā: concentrazione. La "concentrazione" è definita come «fissare la coscienza (citta) su qualcosa»;
  7. Dhyāna: meditazione; contemplazione profonda. Non si tratta qui della meditazione comunemente intesa, né di una forma di rimuginazione interiore: il dhyāna è contraddistinto da uno stato di coerente lucidità;
  8. Samādhi: congiunzione con l'oggetto della meditazione; assorbimento della coscienza nel sé; enstasi. Patañjali così definisce il samādhi:

« Quando l'oggetto della meditazione assorbe chi medita, e appare come soggetto, si perde la consapevolezza di se stessi. È il samādhi. » (Yoga Sūtra, III.3; citato in Iyengar 2010, p. 181)