Differenze tra le versioni di "Āsana"

Da Yogapedia.it.
(Asana da seduti)
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Costituiscono il terzo passo dello [[Yoga secondo Patañjali]].
 
Costituiscono il terzo passo dello [[Yoga secondo Patañjali]].
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'''Che cosa significa asana?'''
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Tra i vari significati, il termine sanscrito asana si traduce come “stare seduti”. Gli asana sono posture statiche, che ricordano elementi della natura, forme geometriche, o oggetti comuni. Si suddividono in posture in piedi e in equilibrio; piegamenti indietro, laterali e in avanti; torsioni; e posture capovolte.
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La pratica di yogasana (o sequenza di posture yogiche) è comune a tanti stili e scuole di yoga, ma tipico del ramo dello yoga conosciuto come [[Hatha Yoga]], insieme ad altre tecniche come [[bandha]], [[mudra]], e [[pranayama]].
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Gli asana si praticano per promuovere una buona salute e rendere il corpo stabile e flessibile, così da prepararlo al [[pranayama]] e alla [[meditazione]].
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La stessa pratica di yogasana, tuttavia, diventa un atto meditativo in sé nel momento in cui si porta la consapevolezza sull’unione tra il corpo e il respiro.
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Per questo, anche quando è fluida, la sequenza di posizioni va eseguita lentamente – sempre che non sia mirata a specifici scopi terapeutici. Pur basandosi sul controllo degli arti e dei muscoli è un lavoro più energetico che muscolare, volto a risvegliare, insieme alle altre tecniche, il potere della [[kundalini]], o energia karmica dormiente.
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L’obiettivo ultimo è quello di rallentare i movimenti, allungando il respiro per convogliare il [[prana]] (o energia vitale) verso un equilibrio tra forze opposte: allungamento e compressione, stabilizzazione ed estensione, energia potenziale e dinamica.
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'''L’importanza del respiro nella pratica degli asana'''
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Quello che differenzia un’asana da un semplice esercizio fisico è proprio l’attenzione al respiro. È infatti il respiro che imposta il movimento e guida la pratica.
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In generale, si inspira negli allungamenti e si espira ogni volta che si crea una compressione sull’addome. Tutti gli asana, in ogni caso, possono essere eseguiti senza rischi durante l’espirazione.
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La padronanza nell’esecuzione di un’asana è indicata dalla qualità del respiro, che deve essere equo, profondo e lento. Nei piegamenti indietro e laterali, o quando è richiesto uno sforzo, il respiro si accorcia – ed è normale. È importante, però, non rimanere mai in apnea durante l’esecuzione di un’asana. Si respira sempre dal naso per avere un maggior controllo del flusso respiratorio.
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Gli asana devono essere praticati con consapevolezza, concentrazione e controllo.
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Si parte stabilendo le fondamenta, ossia le parti in contatto con la terra, per poi disporre il corpo secondo i principi universali dell’allineamento. Il corretto allineamento di un’asana favorirà la sua esecuzione, ma è importante rispettare costituzione, capacità personali e conformazione fisica nel pieno rispetto dell’anatomia funzionale.
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'''Gli asana devono essere stabili e confortevoli.'''
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È importante, infatti, stabilizzare il baricentro attivando gli addominali profondi, prima di allungarsi, estendersi ed espandersi. L’atto dell’estensione permette la piena espressione di una postura e la possibilità di sperimentare, in ultimo, uno stato di assorbimento, leggerezza e agio. L’allungamento della spina dorsale consente inoltre ai piegamenti laterali, indietro o in avanti di avvenire in maniera organica, senza sforzo.
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Come si entra e si esce da un’asana, infine, è importante tanto quanto il tempo che si rimane nell’asana stessa, non solo per evitare infortuni, ma anche per vivere la pratica come una meditazione in movimento.
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Osserva il respiro: la qualità del respiro indica la durata di un’asana. Quando si fa corto, è il momento di fermarsi, recuperare e cambiare asana. È comunque importante dare il tempo al corpo di rispondere.
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Un praticante riscaldato dovrebbe rimanere nella postura almeno un minuto per risvegliare il corpo strutturale e fisiologico. I principianti, però, non dovrebbero rimanere per più di tre respiri profondi. Si consiglia, magari, di ripetere la stessa asana due o tre volte di seguito.
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Quanti tipi di asana esistono?'''
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Si dice che ci siano 8,4 milioni di asana, tante quante le varietà di essere umani.
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Tuttavia gli asana più conosciuti sono una trentina, di diversa difficoltà. Ci sono poi parecchie varianti, modificazioni e preparazioni. In fondo, c’è un limite alle posizioni in cui si può disporre un corpo umano.
  
 
'''NOTA:''' salvo poche eccezioni, le immagini della sezione Asana sono state disegnate a mano da Simone Krueckl e Caterina Mazzucchelli alle quali vanno i doverosi ringraziamenti da parte dello staff Yogapedia.it e di tutta la comunità.
 
'''NOTA:''' salvo poche eccezioni, le immagini della sezione Asana sono state disegnate a mano da Simone Krueckl e Caterina Mazzucchelli alle quali vanno i doverosi ringraziamenti da parte dello staff Yogapedia.it e di tutta la comunità.

Versione delle 11:50, 22 ott 2021

Asana.jpg

Gli Āsana sono le posture Yoga, posizioni del corpo che lo rafforzano, ne migliorano l’equilibrio e l’elasticità. Per molti gli asana sono il punto di partenza per conoscere lo Yoga e poi approfondirne la pratica con Prāṇāyāma e Meditazione.

Costituiscono il terzo passo dello Yoga secondo Patañjali.

Che cosa significa asana?

Tra i vari significati, il termine sanscrito asana si traduce come “stare seduti”. Gli asana sono posture statiche, che ricordano elementi della natura, forme geometriche, o oggetti comuni. Si suddividono in posture in piedi e in equilibrio; piegamenti indietro, laterali e in avanti; torsioni; e posture capovolte.

La pratica di yogasana (o sequenza di posture yogiche) è comune a tanti stili e scuole di yoga, ma tipico del ramo dello yoga conosciuto come Hatha Yoga, insieme ad altre tecniche come bandha, mudra, e pranayama.

Perché si praticano gli asana

Gli asana si praticano per promuovere una buona salute e rendere il corpo stabile e flessibile, così da prepararlo al pranayama e alla meditazione.

La stessa pratica di yogasana, tuttavia, diventa un atto meditativo in sé nel momento in cui si porta la consapevolezza sull’unione tra il corpo e il respiro. Per questo, anche quando è fluida, la sequenza di posizioni va eseguita lentamente – sempre che non sia mirata a specifici scopi terapeutici. Pur basandosi sul controllo degli arti e dei muscoli è un lavoro più energetico che muscolare, volto a risvegliare, insieme alle altre tecniche, il potere della kundalini, o energia karmica dormiente.

L’obiettivo ultimo è quello di rallentare i movimenti, allungando il respiro per convogliare il prana (o energia vitale) verso un equilibrio tra forze opposte: allungamento e compressione, stabilizzazione ed estensione, energia potenziale e dinamica.

L’importanza del respiro nella pratica degli asana

Quello che differenzia un’asana da un semplice esercizio fisico è proprio l’attenzione al respiro. È infatti il respiro che imposta il movimento e guida la pratica. In generale, si inspira negli allungamenti e si espira ogni volta che si crea una compressione sull’addome. Tutti gli asana, in ogni caso, possono essere eseguiti senza rischi durante l’espirazione.

La padronanza nell’esecuzione di un’asana è indicata dalla qualità del respiro, che deve essere equo, profondo e lento. Nei piegamenti indietro e laterali, o quando è richiesto uno sforzo, il respiro si accorcia – ed è normale. È importante, però, non rimanere mai in apnea durante l’esecuzione di un’asana. Si respira sempre dal naso per avere un maggior controllo del flusso respiratorio.

Come si eseguono gli asana?

Gli asana devono essere praticati con consapevolezza, concentrazione e controllo. Un’asana si esegue dal basso verso l’alto seguendo quattro azioni:

  • fondamenta
  • allineamento
  • stabilizzazione
  • estensione

Si parte stabilendo le fondamenta, ossia le parti in contatto con la terra, per poi disporre il corpo secondo i principi universali dell’allineamento. Il corretto allineamento di un’asana favorirà la sua esecuzione, ma è importante rispettare costituzione, capacità personali e conformazione fisica nel pieno rispetto dell’anatomia funzionale.

Gli asana devono essere stabili e confortevoli. È importante, infatti, stabilizzare il baricentro attivando gli addominali profondi, prima di allungarsi, estendersi ed espandersi. L’atto dell’estensione permette la piena espressione di una postura e la possibilità di sperimentare, in ultimo, uno stato di assorbimento, leggerezza e agio. L’allungamento della spina dorsale consente inoltre ai piegamenti laterali, indietro o in avanti di avvenire in maniera organica, senza sforzo.

Come si entra e si esce da un’asana, infine, è importante tanto quanto il tempo che si rimane nell’asana stessa, non solo per evitare infortuni, ma anche per vivere la pratica come una meditazione in movimento.

Quanto a lungo bisogna mantenere una posizione?

Osserva il respiro: la qualità del respiro indica la durata di un’asana. Quando si fa corto, è il momento di fermarsi, recuperare e cambiare asana. È comunque importante dare il tempo al corpo di rispondere. Un praticante riscaldato dovrebbe rimanere nella postura almeno un minuto per risvegliare il corpo strutturale e fisiologico. I principianti, però, non dovrebbero rimanere per più di tre respiri profondi. Si consiglia, magari, di ripetere la stessa asana due o tre volte di seguito. Quanti tipi di asana esistono?

Si dice che ci siano 8,4 milioni di asana, tante quante le varietà di essere umani. Tuttavia gli asana più conosciuti sono una trentina, di diversa difficoltà. Ci sono poi parecchie varianti, modificazioni e preparazioni. In fondo, c’è un limite alle posizioni in cui si può disporre un corpo umano.

NOTA: salvo poche eccezioni, le immagini della sezione Asana sono state disegnate a mano da Simone Krueckl e Caterina Mazzucchelli alle quali vanno i doverosi ringraziamenti da parte dello staff Yogapedia.it e di tutta la comunità.

Asana in piedi e di equilibrio

Asana da seduti

Asana a terra

Inversioni

Asana sulle braccia

Asana per il rilassamento

Sequenze