Gayatri

Da Yogapedia.it.
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Uno dei mantra più famosi, anzi, la madre di tutti i mantra è sicuramente la Gayatri (sanscrito: गायत्री). Lo stesso Krishna nella Bhagavad Gita, per affermare la Sua natura divina, dice al principe Arjuna: “Tra i mantra io sono il Gayatri”. La radice sanscrita “Gaya” significa gioia, da cui derivano i nomi greci “Gea o Gaia” riferiti alla Dea Madre. In latino lo stesso fonema diviene “Caius” pronunciato “Gaius”, ovvero gioioso, anche l’inglese “Gay” mantiene lo stesso significato. La tradizione vuole che questo mantra provenga direttamente da Gayatri Devi, la Dea dai cinque volti.

Nella mitologia indiana Gayatri è una delle consorti di Brahma. I Purana, infatti, dicono che Brahma avesse tre mogli: Saraswati, Savitri e Gayatri (alcuni sostengono che sia la stessa persona in forme diverse). Gayatri rappresenta i sensi, Savitri é l’energia vitale o prana, ed é il simbolo della verità, Saraswati é la dea del linguaggio e dell’insegnamento, il simbolo della chiarezza intellettuale. Saraswati è la Divinità tutelare della cultura e quindi del linguaggio, attraverso il quale i Veda sono stati tramandati ed è considerata addirittura la personificazione dei Veda.

Viene spesso raffigurata accompagnata da un cigno. Vi chiederete come mai? Ecco la riposta: per articolare le parole, occorre respirare e l'inspirazione e l'espirazione producono un suono naturale, noto come So-Hum, detto anche So-Ham che, anagrammato diventa hamsa, cigno (ecco la riposta!!). Nel Brahmanda Purana si racconta che la dea nacque dalle qualità sublimi (sattvaguna) di Brahma stesso, mentre, assorto in meditazione, si preparava alla creazione. Quando Brahma le chiese chi fosse lei rispose: “Sono nata da te. Dammi un posto fisso dove risiedere e dei compiti da svolgere”. Brahma allora la chiamò Saraswati e le ordinò di stabilirsi sulla lingua di ogni essere umano, dicendole: “Danzerai soprattutto sulla lingua delle persone colte; dovresti poi assumere l’esistenza terrena anche sotto forma di un fiume e la tua terza forma sarà il tuo vivere in me.”

Saraswati è chiamata anche la Bianca (per le sue vesti candide), è seduta su un fiore di loto bianco e tiene in mano una mala, un libro e uno strumento musicale simile al sitar: la vina. E’ la divinità tutelare degli scrittori e dei poeti e nelle biblioteche viene venerata con offerte di fiori, frutta e incenso. Rappresenta il potere della discriminazione: Jnanashakti. Nella Gayatri Mantra rappresenta Suvah, simbolo dell’Atma e della consapevolezza.

Sempre tornando al racconto mitologico, il Matsya Purana dice che Brahma si innamorò di questa figlia e la guardò con desiderio. Notando il fatto, Saraswati si spostò a lato per non essere guardata e un'altra testa venne fuori dal corpo di Brahma. Sarasvati continuò a spostarsi e così Brahma venne ad avere quattro teste in modo da poterla vedere ovunque andasse. Allora Sarasvati volò in cielo e una quinta testa si sprigionò. Comprendendo che Brahma la desiderava intensamente, lei accettò il suo amore e divenne sua moglie. Dal loro amore nacque Svayambhuva, il primo dei Manu dell’universo. Il Nome Savitri significa “colei che vivifica, che dà la vita”. Il sole nel momento prima di sorgere, ossia prima di diventare visibile, si chiama Savitri.

Simboleggia la Parola Divina, la figlia del Sole, la componente femminile che risiede nel sole (prettamente maschile), la dea della Suprema Verità che discende e nasce per salvare l'umanità, attraverso l'amore. La storia racconta che Brahma doveva sposare Savitri in un rito sacrificale (Yajna), che doveva essere eseguito ad uno specifico momento astrologico. Ma Savitri, occupata a prepararsi per la cerimonia, non riuscì a presentarsi in tempo. Senza una moglie, il Creatore non poteva eseguire lo Yajna al momento giusto, così dovette trovare un’altra consorte rapidamente. L'unica donna non sposata disponibile era una pastorella della casta intoccabile Gujar di nome Gayatri, che il dio dovette frettolosamente purificare facendola passare attraverso la bocca di una mucca (gaya significa "mucca", e tri, "passato attraverso"). Quando Savitri finalmente arrivò, era furiosa che Brahma avesse sposato un’altra e lo maledisse, dicendo che d'ora in poi sarebbe stato adorato solo in Pushkar. Proclamò anche che la casta Gujar guadagnasse la liberazione dopo la morte solo se le loro ceneri fossero sparse sul lago Pushkar - una convinzione che si è protratta fino ad oggi. Per placare la sua ira le intitolarono un tempio su una collina, mentre Gayatri dovette occupare la collina più in basso in modo che Savitri potesse sempre essere adorata prima di Gayatri.

La dea Gayatri viene rappresentata con cinque teste ed è normalmente seduta su un fiore di loto, un cigno o un pavone. Indossa una corona su ognuna delle cinque teste, le corone hanno nove tipi di gemme, che rappresentano la luce divina. Le quattro teste di Gayatri rappresentano i quattro Veda, la quinta rappresenta l'onnipotenza della dea, ha, inoltre, dieci braccia e dieci mani. Essa è l’energia primordiale, causa prima di tutto ciò che è presente nel cosmo; è la suprema coscienza-trascendenza che ha dato nascita ai tre Guna, i tre principi fondamentali che reggono le leggi dell’Universo: satwa, rajas e tamas. Il primo si identifica con Vishnu, il secondo con Brahma e il terzo con Shiva. Gayatri viene adorata dalle divinità come la Grande Madre.

Un’altra leggenda racconta che quando i tre figli (Vishnu, Brahma e Shiva) erano ancora fanciulli, la madre li mise nella culla dello spazio, Akasha, sospesa grazie alle quattro catene della Sapienza (i quattro Veda) e cantò loro il Sacro Mantra OM per farli addormentare. Dopo di che, avendo visto che i tre figli, posseduti dai tre Guna, stavano dormendo, scomparve. Passò molto tempo, i tre fanciulli si svegliarono, e non vedendo la madre, si misero a piangere. Crebbero e vagarono nel vuoto dello spazio posseduti dai tre Guna e si prefissero lo scopo di ritrovare la Madre. Per fare ciò, si sedettero in meditazione, per lunghi anni e il fuoco della loro austerità cominciò a divampare nell’intero universo. Allora la madre decise di apparire loro innanzi. Quando i tre la videro, furono abbagliati: indossava un abito rosso e ghirlande di fiori ornavano il suo collo, il viso splendeva come la luna piena, aveva tre occhi e, al centro della fronte, un punto rosso vermiglio. Le sue molteplici braccia reggevano le armi celesti come il fiore di loto, la sacra conchiglia, un teschio bianco, una corda e altre ancora. Portava bracciali e cavigliere e anelli e gioielli splendenti e vari ornamenti: venne incontro ai suoi figli correndo. Li accolse tra le sue braccia e disse loro: “Oh! Figli Divini, avrei dovuto correre a voi molto tempo addietro, ma volevo che voi guadagnaste il potere della creazione, Preservazione e Dissoluzione attraverso l’austerità. Ora mi compiaccio e vi conferisco il triplice potere: che Brahma, attraverso le qualità di rajas (passione e attività) crei; che Vishnu attraverso le qualità di sativa (equilibrio), preservi: che Shiva attraverso la qualità di tamas (distruzione) porti la dissoluzione al termine di ogni ciclo cosmico. Rivolgetevi a me durante i momenti di dubbio e io vi sarò di guida.” Detto questo, la Madre Divina